Situate ad est di Puerto Rico, le Isole Vergini sono un arcipelago del Mar dei Caraibi, al confine con l’Oceano Atlantico.
Politicamente sono divise in tre gruppi principali: Isole Vergini Britanniche (una dipendenza del Regno Unito), Isole Vergini Americane (“territorio non incorporato”, ma dipendente dagli Stati Uniti) e Isole Vergini Spagnole, queste ultime molto vicine a Puerto Rico, a cui appartengono.
Isole Vergini Britanniche:
A zonzo nell’arcipelago dei pirati, cullati dai ritmi sensuali delle steel band.
Salpiamo, salutando i lussureggianti fianchi scoscesi di Tortola (l’isola principale), vestiti di palme, zenzero e frangipani, dalle cui corolle bianche e gialle si sprigionano essenze fruttate e carnali. Il controluce scolpisce le onde in opere d’”arte liquida” contemporanea, mentre le silhouette di rande e spinnaker si moltiplicano all’orizzonte.
Le Isole Vergini Britanniche sono conosciute da tutti come BVI (acronimo di British Virgin Islands) e sono una colonia inglese dal 1672. Vantano la più cospicua flotta di charter dei Caraibi e d’inverno sono il crocevia del mondo velistico internazionale. I motivi del successo? Alisei costanti e regolari, buon clima, condizioni di mare quasi sempre ottimali, ridotte distanze fra un approdo e l’altro, spettacolari siti per le immersioni. E poi “oasi” coralline fatte di palme e anelli di sabbia perlata, baie lunghe e deserte (nelle più grandi isole granitiche) “sorvegliate” da giganteschi massi erratici, sagomati dal vento e dalle onde. Le isole dispongono di una ventina di marina ben attrezzati, eccellenti scuole di vela e tre yacht club (annoverati fra i migliori dei Caraibi), che organizzano importanti competizioni, tra cui la celeberrima Spring Regatta. Alle BVI, inoltre, regna l’armonia. In quanti luoghi del mondo si può evitare di chiudere a chiave la porta di casa o si possono lasciare le auto aperte senza subire furti? Poi qui si va in barca da cinquemila anni. La vita delle sessanta isole (quasi tutte vulcaniche, tranne alcune di origine coralline, come Anegada) che affiorano a nordest di Puerto Rico è sempre stata ritmata da questo Caribe cristallino. Durante la dominazione spagnola nelle Americhe, l’arcipelago fu il covo dei pirati che assalivano i galeoni iberici carichi d’oro, bocconi golosi per ceffi da patibolo come Barbanera e Francis Drake, cui i sovrani britannici concessero persino il titolo di “Sir”, come premio per le azioni di disturbo contro le flotte di Castiglia. Oggi gli alisei non eccitano più i minacciosi vessilli neri con teschio e tibie incrociate, ma fanno sventolare le bandiere americane, francesi o inglesi delle barche dove scorazzano turisti ghiotti di sole ed emozioni esotiche a base di rum e calypso. Peter Island, con le sue Dead Man’s e Little Dead Man’s Bay, è uno degli approdi più suggestivi; la vicina Norman Island, invece, è famosa per essere il “set” de L’Isola del Tesoro di J. L. Stevenson. Salt Island, Cooper Island e Ginger Island formanouna collana di isolotti idilliaci che ci guida verso Virgin Gorda, annunciata da Fallen Jerusalem, un faraglione dai profili frastagliati di una città in rovina. Raggiunta la “Vergine Grassa”, possiamo ancorare nella stupenda Trunk Bay o a The Baths, una fiabesca galleria di geo-scultura. Tra le sabbie candide affiorano gigantesche rocce di granito, sparpagliate casualmente a formare grotte, anse o tunnel, tra i quali l’acqua ha creato vitree polle rinfrescanti. Una vera goduria! Al Great Harbour di Jost Van Dyke si approda per passare la serata al Foxy’s, un localino dove la soffice sabbia corallina fa le veci del pavimento. È il cuore della movida per il popolo degli yacht, che si ferma qui a mangiare conch fritters (frittelle di conch, frutto di mare caraibico), trangugiando painkiller, il tipico cocktail dell’arcipelago, a base di rum scuro con ananas e succo d’arancia, Coco Lopez e noce moscata. I musicisti della steel band picchiano sui loro strumenti, mentre corpi d’ebano e d’avorio assecondano fino a notte fonda i sensuali reggae, merengue e fungi, un ritmo peculiare delle BVI, in cui le melodie del flauto vengono mixate al sound prodotto con bottiglie, borracce, tinozze, secchi. Al rientro a Tortola è d’obbligo uno stop al Soper’s Hole Marina per unapasseggiata fra casette coi tetti a punta e facciate rosa, verdi, gialle, azzurre, dove si aprono negozietti di moda marinara e forniture nautiche. Una perfetta cartolina del Caribe.
Isole Vergini Americane:
veleggiando fra architetture danesi e parchi nazionali
Molto amate dagli statunitensi (che le conoscono con l’acronimo USVI e possono visitarle anche senza passaporto), le U.S. Virgin Islands hanno puntato soprattutto sul turismo delle navi da crociera e dei grandi resort.
Sono composte da tre isole principali (e una cinquantina di isole minori e cays) e possono costituire un’interessante estensione dopo la crociera a vela nelle BVI oppure diventare il fulcro principale di una vacanza nautica all’insegna del mare e del relax. Saint Thomas, l’isola principale, è quella più commerciale, ma conserva una sua potente malìa.
In passato epicentro delle scorrerie piratesche, il famoso porto di Charlotte Amalie, la capitale, accoglie numerosi transatlantici, mentre la città vecchia rivela ancora i segni della dominazione danese, con le tipiche case caraibiche dai tetti rossi che si alternano a raffinati empori dalle nuances pastello. Salite fino al Drake’s Seat, il trono di Drake, da cui il corsaro Francis Drake controllava tutte le Isole Vergini. Ai suoi piedi si spalanca l’abbraccio di Magens Bay, una delle più belle baie del mondo.
Le selvagge Saint Croix e Saint John sono perfette per chi ama la natura. Perdetevi nello splendido Virgin Islands National Park, che copre i due terzi di Saint John, oltre a quasi seimila acri sott’acqua. Potrete esplorare lunghissimi tratti di costa vergine, nuotare su lussureggianti barriere coralline e percorrere emozionanti sentieri escursionistici, dove è facile avvistare iguane verdi, gechi, tartarughe e asini selvatici. Saint Croix, la più grande delle Isole Vergini Americane, è anche la più remota (circa 40 miglia a sud delle altre) e la meno visitata. Gran parte dell’ambiente naturale è rimasto inviolato, così si possono scoprire calette segrete, habitat animali e vegetali davvero intatti, e alcuni dei giardini corallini più esuberanti e colorati di tutti i Caraibi. Un eden per lo snorkeling.
La vicina Buck Island ospita molte baie di sabbia fine e immacolata, ma vale davvero la pena “spiaggiarsi” per una giornata intera sulla spettacolare Turtle Beach. Tuffatevi senza remore anche nelle esperienze culinarie locali, come assaggiare una zuppa di conch, un piccantissimo callaloo (minestra con verdure, carne di maiale e di manzo tagliata a dadini) o un curry “infuocato” delle Indie Occidentali. Non ve ne pentirete!
Se sei interessato leggi anche gli altri nostri articoli sui Caraibi