Conosciute come “Las Joyas de España“, i gioielli della Spagna, le quattro isole Baleari (Maiorca, Minorca, Ibiza e Formentera) emergono al centro del Mediterraneo occidentale, a metà strada tra Barcellona e Algeri. Madre Natura è stata molto generosa, e secoli di storia hanno contribuito a creare un mix avvincente: spiagge spettacolari (di sabbia bianca, bionda o ramata), acque turchesi, castelli medievali, insediamenti preistorici, musei d’arte contemporanea e splendidi monumenti religiosi (una su tutte: la magnifica cattedrale gotica di Palma de Mallorca).
E poi taverne tipiche dove assaporare una tradizionale paella di pesce e ristoranti gastronomici timonati da grandi chef.
Le Illes Baleares (come vengono chiamate in catalano) incantano con la loro vibe spensierata, il rito delle tapas, le feste in spiaggia, l’ottima gastronomia, i Lounge Bar di tendenza, la movida elettrizzante, le eleganti fincas in campagna, i marina ben attrezzati. Grazie alle brevi distanze che le separano, girare da un’isola all’altra è relativamente facile, sia con uno yacht a vela che in barca a motore.
L’arcipelago è esposto al Maestrale che spira dal Golfo del Leone, qui conosciuto col nome di Tramuntana, particolarmente forte in autunno e inverno, ma anche allo Scirocco, più comune d’estate. Comunque il clima è ottimo: ci sono tantissime giornate di sole nell’arco dell’anno e infatti le Baleari sono una delle mete preferite dai nordeuropei per “svernare”.
Ogni isola ha un tema.
Maiorca è la più grande, un “mini-continente” che gravita intorno a una stupenda città di mare, Palma, ricca di capolavori architettonici, spiagge di soffice sabbia dorata, bei musei e un lungomare infinito (da gustare lentamente in bici sulla piacevolissima ciclabile) che si estende fino a S’Arenal. Maiorca è molto affascinate, perché combina e amalgama elementi diversissimi tra loro: gli spettacolari paesaggi montani della Serra de Tramuntana (patrimonio Unesco) con lunghissime spiagge caraibiche; la vocazione per gli sport outdoor terrestri (dal ciclismo al trekking) con una grande tradizione velica; gli splendidi centri storici medievali con l’amore per l’arte contemporanea; il turismo d’élite con quello di massa.
Ibiza, invece, è sinonimo di nightlife e clubbing, di musica a tutto volume e giornate trascorse a ballare senza sosta: è qui che hanno inventato i rave party! L’isola, però, possiede anche un retaggio storico-architettonico importante (Dalt Vila, il quartiere medievale di Eivissa, la capitale, è patrimonio Unesco) e un lato sofisticato che si esprime negli alberghi rurali e nelle dimore di design, nel silenzio della campagna e delle chiesette solitarie.
Minorca, al contrario, è un’oasi di tranquillità: spiagge di sabbia bianca o rossa, calette isolate, monumenti preistorici e due cittadine portuali molto pittoresche: Ciutadella e Maó.
Formentera, piccola e piatta, è un’isola chill-out, dove perdersi per un’estate intera ad ammirare tramonti in spiaggia e a ballare a piedi nudi sulla sabbia.
Le Baleari sono molto amate dalle star del cinema, da molti atleti e da tanti membri di famiglie reali europee, che hanno scelto l’arcipelago catalano per trascorrere le vacanze o per stabilirvi la seconda residenza. Infatti è facile imbattersi in celebrities che navigano tra le isole a bordo del proprio yacht o che vi soggiornano in lussuose ville o boutique hotel. Le opzioni per una crociera sono molteplici: si può partire da Maiorca, da Minorca o da Ibiza. Si può decidere di concentrarsi esclusivamente sull’isola principale, facendo il periplo di Maiorca (in una settimana o più), oppure veleggiare languidamente soltanto intorno alla piccola Minorca. Se ne possono abbinare due (Maiorca e Minorca, ad esempio, o Ibiza e Formentera) o infine, se si ha più tempo, decidere di conoscerle tutte e quattro. Sicuramente vi regaleranno una crociera entusiasmante.
- Maiorca e Arcipelago di Cabrera: Maiorca, un “mini continente” da scoprire.
- Ibiza e Formentera, le “Islas Pitiusas”: Dalla nightlife non-stop alle solitarie distese di sabbia candida, dall’aperitivo al chiringuito alle boutique boho-glam, dal jet-set ai neo-hippie.
- Minorca: Lifestyle pacato, calette solitarie, una campagna “inglese” e il porto naturale più grande del Mediterraneo.
Maiorca e Arcipelago di Cabrera: Maiorca, un “mini continente” da scoprire.
Maiorca concentra innumerevoli bellezze naturalistiche e architettoniche e merita di essere esplorata con calma. Se si vuole circumnavigarla d’estate, è meglio farlo in senso antiorario, per sfruttare i venti a proprio favore. Il suo litorale frastagliato offre oltre duecentocinquanta spiagge, calette, fiordi e decine di porticcioli turistici e club nautici. La tradizione velica è molto consolidata e l’isola ospita numerose regate importanti, come il Trofeo “Princesa Sofía“, la Regata “”Copa del Rey” e le regate “Illes Balears Classics”.
Situata in un angolo riparato della sterminata baia, Palma di Maiorca è una città solare e cosmopolita che attrae con la sua frizzante vibe mediterranea. È un’ottima base di partenza e vale la pena visitarla prima di salpare. Il mix di dominazioni che si sono succedute nei secoli (quella degli arabi, dei turchi ottomani e infine degli spagnoli) ha generato un’intrigante caleidoscopio culturale, un mosaico affascinante di modernità e tradizione. Palma ha una effervescente movida, ristoranti gastronomici, localini di tendenza e golosi bar de tapas dove rilassarsi spiluccando il tipico finger food maiorchino mentre si guarda il mare. Oltre alla fitta foresta di alberi degli yacht a vela che riposano placidamente nei vari porticcioli, lo “skyline” cittadino è dominato dalla Seu de Mallorca, l’imponente cattedrale gotica che sembra proprio un vascello di pietra dorata “ormeggiato” su un’altura che si eleva dal lungomare. La sua ristrutturazione fu affidata al celebre architetto Gaudí. Da visitare anche il Castello di Bellver, che domina la città da un’altura, e il centro storico con le sue stradine labirintiche, le chiese imponenti, i palazzi medievali e le dimore patrizie che nascondono alcuni dei più bei cortili di Spagna. Per gli amanti dell’arte contemporanea, il menù di prestigiose gallerie e musei promette una vera scorpacciata. La Fundaciò Pilar i Joan Miró, ad esempio, espone i capolavori del maestro che scelse Palma come sua città d’elezione. Es Baluard propone vari Picasso e Mirò, il Museu Fundació Juan March mette in mostra Dalí e Barceló.
Navigando verso est, oltrepassate le bionde sabbie di Platija de Palma e S’Arenal, la costa s’impenna e si fa più frastagliata, si doppia il faro di Cap Blanc e si prosegue per Cala Pi, un magnifico fiordo dall’acqua di smeraldo, tagliato tra due bianche scogliere. È come un miraggio caraibico, invece, l’interminabile striscia di sabbia soffice e bianca di Es Trenc, una spiaggia sauvage dove vale la pena fare almeno un tuffo. Da qui possiamo virare decisamente la prua a sud per “allungarci” fino all’arcipelago di Cabrera, protetto dal Parc Nacional Marítim-Terrestre de l’Arxipèlag de Cabrera, l’unico parco nazionale delle Baleari (bisogna infatti richiedere un permesso per attraccarvi). La navigazione è breve: solo otto miglia.
Incontaminate, aride e collinari, le diciannove isole (tutte disabitate) sono note per la loro avifauna (tra cui spiccano esemplari di berta delle Baleari, gabbiano ducale, marangone dal ciuffo, falco pescatore, falco della regina), il ricco habitat marino (paradiso per snorkeling e immersioni subacquee) e le nutrite popolazioni di lucertole. In passato furono covo dei pirati. Illa de Cabrera, la più grande e l’unica visitabile anche da terra (le altre sono destinate alla ricerca scientifica), ci regala promontori selvaggi e calette appartate. Salendo a piedi fino al castello trecentesco possiamo godere di un panorama stereoscopico sul porto naturale, sorvegliato dal faro del Cap de Llebeig.
Poco più di cinque miglia a nordest, ritroviamo Maiorca. Superato il Far de Cap Salines, risaliamo lungo la smerlata costa orientale, ricchissima di baie e calette e anch’essa ben ridossata nei confronti della Tramuntana (il frequente vento di Nordovest). Ci accorgiamo degli insediamenti turistici un po’ troppo cementificati, però scopriamo anche delle perle, come Cala Figuera, un romantico pueblo di pescatori che sorge in un’insenatura a forma di “Y”. Più a nord ci appare Portocolom, con le casette variopinte affacciate su una baia profonda, affollata di barchini da pesca. Qualche miglio più a nord, Porto Cristo offre ottime alternative per ormeggiare, come il club nautico. Qui vicino si spalancano le famose Cuevas del Drach, enormi grotte che racchiudono un lago sotterraneo (la visita include un concerto di musica classica e un giro in barca).
Raggiunta l’estremità nordorientale di Maiorca, ammiriamo il castello di Capdepera e, superato il faro, possiamo gettare l’ancora nella frastagliata Cala Agulla o proseguire per l’ampia mezzaluna di sabbia dorata e soffice di Cala Mesquida, ben protetta dallo Scirocco e bagnata da un mare maldiviano dove vanno a tuffarsi dune “sahariane”. Navigando verso ovest si raggiunge la gigantesca Badia d’Alcúdia, un golfo di ben centonovanta chilometri quadrati, ridossato dai venti del quadrante sud e orlato da una chilometrica spiaggia bianchissima, spalleggiata dalle dune e da una pineta, in alcuni punti protetta da una riserva naturale, in altri purtroppo molto antropizzata. Il mare, però, è sempre spettacolare, con sfumature di turchese, lapislazzuli, zaffiro. Essendo aperta a nord e nord-est, nella Badia d’Alcúdia i venti del primo quadrante, frequenti nei mesi invernali, hanno un forte impatto. I migliori rifugi si trovano alle sue due estremità: dietro l’isolotto di Alcanada e a Es Caló, appena prima di Cap de Ferrutx. Il lato orientale è ben riparato dai venti gregari, che possono sollevare forti maree nel resto del golfo. Port d’Alcúdia, all’estremità nord-ovest, offre un bel marina turistico con tutti i servizi (altri porticcioli sportivi si trovano a Can Picafort e a Son Serra de Marina, mentre a Colonia de Sant Pere c’è un club nautico).
A pochi minuti sorge la città medievale di Alcúdia, completamente cinta da possenti mura che al tramonto diventano color miele. Varie porte, come quella di Xara e quella di Palma, danno accesso al groviglio di vicoli lastricati in pietra e fiancheggiati da palazzetti color sorbetto, che sfociano in piazzette pedonalizzate dove ci si siede ai tavolini dei bar de tapas per gustare i tipici aperitivi, come il pa’mb oli, pane maiorchino condito con olio d’oliva e pomodoro, da assaggiare anche in numerose varianti, ad esempio con aglio, olive o prosciutto.
Risalendo la penisola della Victoria, che separa la Badia de Alcudia da quella di Pollença, scopriamo la cala di Coll Baix, una gemma raggiungibile solo via mare o con un faticoso trekking di un’ora e mezza. Questa baietta vergine e selvaggia, con sabbia bianca e acqua di un turchese intensissimo, è una delle spiagge più scenografiche delle Baleari, tagliata nella montagna coperta da macchia mediterranea e pini, e protetta tra alte scogliere verticali. La profondità del fondale marino scende rapidamente a pochi metri dalla riva, cosa che rende Coll Baix un buon punto di ancoraggio: è infatti molto amata dai diportisti, soprattutto in caso di Tramuntana, Scirocco e Libeccio.
Doppiato il capo, entriamo nella (sempre) ventosa Badia de Pollença, eden di kitesurfer e windsurfer, chiusa ad ovest dalla Península de Formentor, la propaggine più settentrionale della Serra de Tramuntana, dove la costa di Maiorca diventa più smerlata, selvaggia e scenografica che mai. Non a caso questa cordillera è patrimonio Unesco. Da Port de Pollença, dove troviamo un altro marina turistico, con una bici a noleggio in pochi minuti possiamo raggiungere Pollença, pittoresco borgo rurale fondato nel XIII secolo fra due colli, con case in pietra color ocra del Seicento, edificate intorno al nucleo medievale. Pollença è immersa in una rigogliosa campagna che a febbraio si ricopre delle nuvole bianche e rosa dei fiori di mandorlo. La soleggiata Plaça Major, dominata dalla trecentesca chiesa di Mare de Déu dels Àngels, costruita dal Templari, ci accoglie coi suoi caratteristici caffè all’aperto. Per raggiungere Es Calvari, nota cappella barocca sulla cima di un poggio, dobbiamo invece salire 365 scalini.
Da Port de Pollença cominciamo a costeggiare la penisola diretti alla stupenda Platija de Formentor, di sabbia immacolata e fine come zucchero al velo: un paradiso di acque calme e azzurrissime specie se soffia la Tramuntana! Verso il tardo pomeriggio vale la pena raggiungere Cap de Formentor, dominato dal candido faro, per ammirare uno spettacolare tramonto.
Veleggiando verso sud bordeggiamo le alte falesie, che a un certo punto si aprono in un’abbraccio di roccia: è la splendida Cala Figuera, raggiungibile solo a piedi o in barca, perfetta se soffiano venti dal quadrante sud. Uno scenario drammatico ce lo offre anche l’insenatura di Es Colomer (famosa per il belvedere che offre un panorama “strappa-applausi”), esposta solo a nordest.
Più a sud, Cala Saint Vincenç, disegnata a “W”, ci regala varie spiaggette candide e acque dalle sfumature di turchese e zaffiro. Una quindicina di miglia a sudovest scopriamo una perla assoluta: Port de Sa Calobra, una baia cesellata nelle pareti scoscese della Serra, dove ormeggiamo in acque cristalline, ideali per immersioni e snorkeling.
Qui sfocia anche il Torrent de Pareis, un fiume dalle acque torrenziali che ha creato nei millenni un canyon calcareo lungo oltre tre chilometri. Le pareti verticali, che superano i duecento metri d’altezza, e la pendenza moderata del suo letto fanno del Torrent de Pareis un vero eden per le attività outdoor, dal trekking al canyoning.
Idilliaca anche la spiaggia di Cala Tuent, poco più a sud, che scopriamo doppiando il promontorio di Sa Calobra. L’unico vero porto sul versante occidentale dell’isola lo troviamo sette miglia più a sud: è il pittoresco Port de Sóller, quintessenza dei pueblos marini di Maiorca, oggi hot spot per velisti e turisti. Acque calme e azzurrissime massaggiano la bella spiaggia bianca, bordata dalle palme del lungomare, dove si affacciano i dehor dei bar de tapas e le architetture variopinte che tradiscono influenze francesi e portoricane. Per visitare il fascinoso borgo medievale di Sóller ci “imbarchiamo” sul caratteristico trenino vintage in legno arancione che copre i tre chilometri di distanza tra i profumati aranceti (e che prosegue anche fino a Palma).
La selvaggia costa della Serra offre altri approdi incontaminati (però esposti alla Tramuntana): Cala Deià, Port de Valldemossa, il minuscolo Port de Canonge (molto spettacolare con le sue rocce color rame), Cala Banyalbufar, Cala d’Estellencs, Cala en Basset. Quasi tutti sono “propaggini marine” di affascinanti borghi medievali appollaiati sulle montagne e raggiungibili con strade serpeggianti e ripide. Tra questi, imperdibili Deià e Valldemossa, dove si può visitare la Real Cartuja, la bella certosa dove alloggiarono il musicista Chopin e la scrittrice George Sand durante la loro fuga d’amore.
All’estremità meridionale della cordillera ci attende una sorpresa: il passaggio nello strettissimo braccio di mare fra la costa maiorchina e l’isola di Sa Dragonera, un tempo rifugio di famigerati pirati come Dragut e Barbarossa, che la usarono come base per i loro attacchi. Oggi qui c’è una riserva naturale e una baietta a ferro di cavallo, molto ben ridossata dai venti del quadrante nord. Come Formentor, anche Sa Dragonera, che emerge dallo scintillante Mediterraneo come un drago dormiente, è un eden per le immersioni, con relitti, grotte e una ricca fauna marina di razze, polpi e barracuda. L’ampio porto naturale di Port d’Andratx, eden dei velisti e degli sport acquatici, ha un’atmosfera elegante e internazionale. I naviganti apprezzano il marina turistico molto accogliente (fino a 450 posti barca), i ristoranti di haute cuisine, il gradevole lungomare, le spa di lusso, i bei campi da golf. È la perla della costa sudovest e rappresenta uno stopover molto piacevole prima di issare ancora una volta le vele e riprendere il mare.
Costeggiamo lo scenografico litorale frastagliato che snocciola promontori, fiordi e baie (belle ma molto antropizzate) come Cala Fornells, Peguera, Santa Ponça, prima di doppiare il Far de Cala Figuera (l’ennesima Cala Figuera!) e tornare a Palma. Per un ultimo bagno in uno scenario vergine scegliamo le calette di Portals Vells, tre insenature oniriche che godono di un beato isolamento, scolpite in una scogliera calcarea ricoperta di pini. Le acque turchesi lambiscono la chiglia e ci danno un ultimo “bacio” prima del rientro nella capitale.
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Ibiza e Formentera, le “Islas Pitiusas”: Dalla nightlife non-stop alle solitarie distese di sabbia candida, dall’aperitivo al chiringuito alle boutique boho-glam, dal jet-set ai neo-hippie.
A meno di sessanta miglia a sudovest di Palma di Maiorca emergono le Illes Pitiüses, ovvero Ibiza e Formentera, le più piccole delle Baleari. Gli antichi Greci le chiamavano Pitiusas per le fitte foreste di pini che ricoprivano le due isole (da pitys, “pino” in greco).
Ibiza è un allettante cruise ground che può essere affrontato anche dagli equipaggi meno esperti, perché le maree e le correnti sono abbastanza facili da gestire. Bisogna stare molto attenti, però, ai forti venti che soffiano tra ottobre e aprile e alle rocce presenti nel braccio di mare che la separa da Formentera. Fortunatamente, per facilitare la navigazione, in questo tratto ci sono boe che indicano la rotta migliore.
Conosciuta in tutto il mondo per la sua pirotecnica nightlife, Ibiza, la Isla Blanca, è intrigante per mille altri motivi oltre alle discoteche e ai famosi Dj che le animano.
L’isola è dolcemente montuosa, con una costa frastagliata ricchissima di insenature. È bello anche scoprire Dalt Vila, il magnifico quartiere medievale (patrimonio Unesco) della capitale Eivissa. E poi passeggiare per le antiche strade immacolate del centro storico, immergersi nell’atmosfera delle piazzette, dove circola una varia umanità abbigliata in stile boho-glam (erede più glamour della moda hippie degli anni Settanta) che frequenta i bar de tapas o fa shopping di oggetti d’artigianato e vestiario locale nelle boutique di tendenza. Il jetset internazionale e la yachting crowd vivono nel loro habitat naturale, Marina Botafoch, uno dei porti turistici più importanti del Mediterraneo, mentre le spiagge urbane ospitano famiglie e vacanzieri più giovani. All’alba le “creature della notte” frequentano l’area portuale, mentre le stradine gay-friendly di Sa Penya si animano con una moltitudine di personaggi caratteristici e variopinti. L’isola ha una forma vagamente ovale, disposta in direzione sudovest-nordest, e una costa frastagliatissima, lunga ben 210 km. Le 112 spiagge offrono innumerevoli approdi a seconda dei venti.
Sul versante sudoccidentale, Sant Antoni è la mecca del clubbing, ma anche il luogo dove rifugiarsi in caso di tempesta o dove attraccare se, più semplicemente, bisogna fare carburante, cambusa o riparazioni. Quindi, se cercate baie incontaminate e silenziose, evitate quest’area. Preferite invece luoghi come Cala Salada, un’ora di navigazione più a nord, una delle spiagge più belle e tranquille di Ibiza, circondata da pini e difficile da raggiungere in auto, quindi poco affollata anche in alta stagione. La sabbia è chiara e soffice e il mare è di un azzurro cristallino, tiepido e molto salato. Apprezzata da pescatori e diportisti, Es Portitxol è rocciosa, segreta e isolata, circondata da colline e bagnata da una liquida distesa di zaffiro con sfumature acquamarina. La remota Es Canaret, di ghiaia e rocce, è un ottimo ancoraggio estivo quando prevalgono i venti del quadrante sud.
Sempre sulla costa nord, Cala d’en Serra, di sabbia dorata, è circondata da alte scogliere. Amata dai locali, è il luogo ideale per lo snorkeling. Es Calo de s’Illa, piccola e vergine, è una rada di ghiaietta con un paesaggio lunare, frequentata da nudisti e da residenti in cerca di pace. A sud di Sant Antoni, stupendo l’arco di sabbia vergine di Cala Bassa.
Per il rituale della puesta del sol (il tramonto) puntiamo su Cala d’Hort, una mezzaluna di sabbia bianca nel sudovest ibizenco: qui il sole cala oltre la piramide rocciosa di Es Vedrà, un isolotto ritenuto uno dei punti più magnetici del mondo.
Sulla costa sud Cala Porroig, una baia di scogliere color rame offre protezione da tutti i venti (tranne che da Sudovest): ideale per pernottare in pace. Fashionistas e festaioli si pavoneggiano nei beach bar della vicina Cala Jondal, una spiaggia di ciottoli grigi e sabbia dorata, circondata da fitte pinete e rosse scogliere. Sulla costa orientale la bella Cala Boix, protetta dai venti di scirocco e di levante, è poco conosciuta e offre anche un chiringuito tradizionale.
Dal porto di Ibiza, Formentera dista appena sei miglia. Non ha un aeroporto, quindi è raggiungibile solo in barca e in altissima stagione è più facile trovare ormeggi qui che nella Isla Blanca. La più piccola delle Baleari è pianeggiante e circondata da acque turchesi: un paradiso del dolcefarniente amato da teste coronate, divi del cinema e star dello sport. Il turismo qui è attento alla sostenibilità e all’ambiente, il numero di alberghi è limitato (come pure le nuove costruzioni) e la maggior parte dei visitatori si muove in bicicletta. I luoghi d’interesse sono pochissimi e la vita notturna quasi assente: il rituale più mondano è quello dell’aperitivo al tramonto in uno dei chiringuitos e dei ristorantini in spiaggia.
Considerata una delle spiagge più belle del mondo, la lunghissima (mezzo chilometro!) striscia di sabbia soffice e candida di Ses Illetes si trova all’interno del Parc Natural Ses Salines de Eivissa e Formentera, e occupa gran parte della penisola Es Trucadors, la punta settentrionale di Formentera, esposta a ovest.
Prende il nome dai diversi isolotti affioranti davanti alla costa (Illa de Tramuntana, Illa des Forn, Escull des Pou, Illa Redona ed Escull d’en Palla), che rendono il paesaggio davvero unico. Caló d’es Morts, invece, è un’insenatura vergine e rocciosa con piccoli bacini di carenaggio per i gozzi da pesca. A Cala Saona possiamo ancorare davanti una delle più belle spiagge con fondo sabbioso, ideale per lo snorkeling e le immersioni, ma anche per fare l’aperitivo al famoso chiringuito locale, ammirando il tramonto che infiamma il cielo di sfumature viola, rosa e rosse, finchè sopraggiunge la notte stellata. Meta prediletta dei diportisti, l’isoletta di S’Espalmador è un “paradiso nel paradiso”: due chilometri quadrati di natura vergine dominati dalla settecentesca torre di Sa Guardiola, edificata contro i pirati nel punto più alto. Le tre spiagge (Es Raó de S’Alga, Cala Bosch e Sa Torreta) di sabbia come zucchero al velo si estinguono in un’acqua vitrea ricchissima di vita sottomarina, da osservare facendo snorkeling o diving.
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Minorca: Lifestyle pacato, calette solitarie, una campagna “inglese” e il porto naturale più grande del Mediterraneo.
L’isola più orientale delle Baleari è lunga meno di cinquanta chilometri da est a ovest e vive a un ritmo pacato, lontano anni luce dalla movida ibizenca o dall’effervescente vibe maiorchina. Possiede grandi ricchezze ecologiche e paesaggistiche, grazie anche al fatto di essere stata dichiarata Riserva della Biosfera dall’Unesco. Gli oltre duecento chilometri di coste regalano paesaggi molto vari, con ripide falesie e spiagge color rame a nord, e un rilievo dolce con baiette di sabbia dorata, bordate da profumate pinete, o lunghi arenili di sabbia bianca sul versante meridionale.
Nota come “l’isola del vento”, Minorca promette piacevoli veleggiate da maggio a settembre e per circumnavigarla si percorrono appena 85 miglia. Essendo la più nordorientale delle Baleari, è interessata dai venti dei quadranti est e nord, in particolare il Maestrale, specie in autunno e inverno.
I magnifici fondali sono perfetti per le immersioni subacquee, però Minorca è anche una destinazione prediletta dagli appassionati di escursioni a cavallo, a piedi o in mountain bike, grazie al Camí de Cavalls, un antico sentiero di 186 km che circonda l’isola.
Significativo anche il patrimonio archeologico e culturale: dal complesso monumentale del centro storico di Ciudadela, ai resti preistorici della Naveta des Tudons, agli scavi di Mahón, oltre ai piccoli pueblos marinari che custodiscono antiche tradizioni.
Due cittadine marittime, “gemelle diverse”, si contendono l’attenzione di naviganti e viaggiatori: Maó, la capitale dalla forte impronta anglo-spagnola (sulla costa orientale) offre il porto naturale più grande del Mediterraneo; mentre la singnorile Ciutadella, all’estremità ovest, incanta con le sue stradine aggrovigliate e la splendida Catedral de Menorca, l’edificio gotico più importante dell’isola.
L’entroterra è ancora rurale, con un’impronta molto “british” e migliaia di chilometri di muretti a secco che zigzagano in campi e colline, tra villaggi imbiancati a calce ed eleganti fincas riconvertite in B&B o alberghi di charme. Si possono persino incontrare pastori che guidano ancora greggi di pecore!
Nel Parc Natural de s’Albufera d’Es Grau, una delle zone umide più importanti dell’Europa meridionale, si rifugiano numerosi uccelli acquatici e migratori.
Tra le insenature più suggestive, difficilmente raggiungibili via terra e per questo selvagge e tranquille, spicca Cavalleria. La spiaggia più vergine di Minorca ha soffice sabbia rossa, un mare di giada e rocce ocra. Situata sulla costa nord, tra Punta des Vernis e Punta de Ferragut, è ridossata rispetto ai venti del quadrante meridionale e orientale grazie all’imponente promontorio di Cap de Cavalleria, con scogliere alte un’ottantina di metri.
Veleggiando verso ovest, sempre lungo il versante settentrionale, una giornata di relax possiamo trascorrerla a Cala Algaiarens, ampia baia separata in due spiagge di rena bionda, oppure nella minuscola, ma molto ben protetta, Cala Morell (a sole dieci miglia da Ciutadella), dove bianche casette stanno aggrappate sulle rosse scogliere.
È bello passeggiare lungo il porto di Ciutadella fino al Castell de San Nicolás e fermarsi a bere una birra in Plaza del Borne o in Plaza de Ses Voltes meditando sulla rissaga, un fenomeno naturale che caratterizza il porto della cittadina soprattutto in estate, quando rapidi cambiamenti della pressione barometrica provocano lo spostamento di grandi masse idriche. Il mare allora “altalena” su e giù anche per svariate decine di centimetri. Per fortuna nel 2011 è stata installata una diga per mitigare gli effetti della rissagas più estreme (che in certi casi provocavano oscillazioni del livello del mare fino a due metri) e proteggere così i natanti.
Lungo il litorale meridionale di Minorca, dove di solito le acque sono più calme, la classifica dei nostri approdi preferiti vede sul gradino più alto del podio l’isolata Cala Macarella, amatissima fra i diportisti, con le sue alte scogliere chiare e le fantastiche spiagge sabbiose, che offre una buona protezione dai venti di Nord e Ovest. A Cala en Turqueta (lo dice il nome stesso) il turchese del Mediterraneo è assolutamente fiabesco e fa da contrasto col verde intenso dei pini e col bianco abbagliante della roccia calcarea. La famosa Son Bou dà l’opportunità di ancorare vicino alla spiaggia, ricca di baretti e ristoranti, la cui sabbia soffice e calda risulta molto invitante per le famiglie con bambini. Il mare sembra sempre un’azzurrissima (e calma) piscina a Cales Coves, un gruppo di baiette e grotte nel sud di Minorca, protette da spettacolari falesie. Un’altra profonda insenatura nella costa rocciosa è Cala En Porter, dove fare il bagno è come rilassarsi in un grande lago. Qui si trova anche la famosa Cova d’en Xoroi, la grotta più visitata di Minorca, che ha diverse terrazze e punti panoramici a varie altezze. Ospita un lounge bar di giorno e una discoteca di notte. Entrare nel porto di Maó, la capitale di Minorca, è un’esperienza emozionante. La cittadina si trova su un crinale che domina una profonda insenatura, lunga sei chilometri e larga poco meno di uno, che è anche il più ampio porto naturale del Mediterraneo. Questa spettacolare enclave marittima ha sempre offerto un ottimo riparo alle navi ed è stata utilizzata come approdo sin dal III secolo a.C.. Fenici, Greci, Focei e Cartaginesi hanno lasciato un segno indelebile su Maó, che è stata anche colonia inglese e francese, finché fu restituita alla Spagna nel 1802. Diversi edifici settecenteschi del cantiere navale della Royal Navy, tra cui un magazzino con torre dell’orologio, possono ancora essere visti su Illa Pinto (in passato nota come Isola dello Zafferano). L’architettura dell’elegante città riflette soprattutto l’eredità britannica con palazzi dalle facciate arcuate a tinte pastello e finestre “a ghigliottina”. I tavolini dei caffè invadono pacificamente gran parte degli spazi all’aperto, rendendo Maó un luogo davvero piacevole per entrare nel lifestyle pacato di Minorca. Il crepuscolo è l’ora giusta per sorseggiare un Pomada ghiacciato, il tipico cocktail locale, preparato con limonata fresca e Xoriguer, il gin distillato proprio nella capitale: un modo eccellente per brindare a un’indimenticabile crociera nelle Baleari.
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