Dalla “Perla del Sud” alle fiabesche isole del Mar delle Andamane
I thailandesi la chiamano “Perla del Sud”. È Phuket, l’isola più grande della Thailandia, che emerge dal Mar delle Andamane di fronte alla costa occidentale del paese, catturando l’interesse del viaggiatore con una cultura peculiare e affascinante, un mix di influenze cinesi e portoghesi, unite a tradizioni thai e a elementi di civiltà chao naam, una popolazione indigena nomade dell’Oceano Indiano.
Templi buddhisti e moschee punteggiano il territorio, che presenta un’orografia varia e scenografica: baie rocciose, spiagge di sabbia come borotalco, falesie calcaree, lussureggianti colline ricoperte di foreste pluviali. Con la propria barca si possono tranquillamente evitare le località più turistiche e scoprire insenature bellissime e meno affollate, come Freedom Beach e Karon Beach.
Se avete tempo, prima di puntare verso sudest e le magnifiche isole del Mar delle Andamane, vale la pena raggiungere la fiabesca Phang Nga Bay, una meraviglia geologica che si trova tra la terraferma della Thailandia meridionale e l’isola di Phuket. Conosciuto anche come Parco Nazionale di Ao Phang Nga, è ideale per la navigazione da diporto. Lo specchio di mare, infatti, è sempre calmissimo, perché protetto dai monsoni di nord-est e sud-ovest. Da queste acque smeraldine e tranquille emergono centinaia di isolotti che sembrano montagne rovesciate e faraglioni calcarei che creano uno scenario pittoresco, offrendo molti posti sicuri dove ancorarsi. In kayak si possono esplorare anche le hong (“stanze” in tailandese) che si trovano all’interno di alcune delle isole di Phang Nga Bay. Regni nascosti ricchi di flora e fauna incontaminate, questi microcosmi sono sistemi di grotte crollate, aperte al cielo e circondate da imponenti pareti calcaree. Le più affascinanti sono nascoste in isole come Koh Panak e Koh Hong. A Koh Panyee, invece, sorge un autentico villaggio di pescatori costruito su palafitte.
Facendo rotta a sudest di Phuket in direzione della costa di Krabi, possiamo poi raggiungere isole da cartolina, come la famosa Koh Phi Phi, Koh Lanta, Koh Ngai. Paradisi tropicali orlati di mezzelune di sabbia bianca, slanciate palme da cocco e faraglioni che affiorano da acque di giada dove è spettacolare immergersi o fare snorkeling.
C’imbarchiamo su un comodo catamarano nella base di Mai Khao, nel distretto di Talang, nel nord di Phuket. Costeggiamo la costa orientale dell’isola per raggiungere Phuket Town, che fu uno strategico centro commerciale per i mercanti malesi, cinesi, arabi, indiani e portoghesi che scambiavano caucciù e stagno con merci da tutto il pianeta. Girovaghiamo fra gli antichi edifici in stile sinoportoghese di Thalang Road, nella città vecchia, fiancheggiata da colorate botteghe del XIX secolo e palazzetti variopinti fronteggiati da portici. Costruito nel 1903 da un ricco mercante di latta, il palazzo Baan Chinpracha ha pavimenti italiani, finestre con persiane e mobili antichi. Facciamo anche un salto al mercato di Thanon Ranong per comprare i colorati sarong thailandesi e malesi e i tipici pantaloni da pescatore. E negli ottimi ristorantini della capitale assaporiamo succulenti piatti thai come il moo hong (stufato di pancetta di maiale), le mee Hokkien (tagliatelle in stile Hokkien) e alcune delicatezze a base di pesce e crostacei, come il Poo cha, granchi fritti ripieni carne di maiale, gamberetti, salsa di soia, aglio, salsa di pesce e varie altre spezie e condimenti. Da assaggiare assolutamente anche il Kaeng tai pla, un curry di pesce denso e aromatico originario del sud della Thailandia. Si prepara con tai pla, interiora di pesce fermentate, e una pasta di curry piccante composta da peperoncino, galanga, pasta di gamberetti, curcuma, scalogno e citronella. Poi si aggiunge pesce secco, melanzane a cubetti, germogli di bambù, fagiolini. Una delizia!
Mollando gli ormeggi e puntando poi la prua verso sudest, in circa cinque ore di navigazione raggiungiamo il piccolo arcipelago di Koh Phi Phi, costituito dalle due isole di Koh Phi Phi Don (una delle più famosa destinazioni turistiche thailandesi) e Koh Phi Phi Leh, un incontaminato parco marino nazionale, che custodisce le magnifiche Maya Beach e Lagoon Bay. L’arcipelago ci regala scenari da sogno: scogliere che si tuffano verticalmente in un mare smeraldino, spiagge di sabbia bianchissima, soffice come zucchero al velo, e una barriera corallina perfetta per le immersioni e per lo snorkeling. Koh Phi Phi Don è in realtà formata da due diversi corpi rocciosi uniti da un istmo di sabbia e palme che crea due scenografiche baie, perfettamente simmetriche, a nord e sud della lingua di terra. Prima di raggiungere Koh Phi Phi Don, si può attraccare a Bamboo Island, un’isoletta pianeggiante con una bella spiaggia di sabbia fine e bianca, perfetta per lo snorkeling e per osservare la variopinta vita sottomarina del Mar delle Andamane. Loh Lana Bay, sulla costa nordorientale di Phi Phi Don, può essere un buon approdo se volete evitare la folla di Ton Sai Beach, dove attraccano le long tail boat (tipiche barche thailandesi che portano i turisti in giro) e i traghetti dalla terraferma.
Loh Lana, all’estremo nord dell’isola, non è la rada più pittoresca di Phi Phi Don, ma offre un comodo ancoraggio nella stagione dei monsoni di nord-est, soprattutto se si arriva sul tardi. La spiaggia di Hat Yao (conosciuta anche come Long Beach) è invece è una delle più belle di Koh Phi Phi: molto meno caotica di Ton Sai, regala anche fantastiche esperienze di snorkeling proprio di fronte alla disabitata Koh Phi Phi Leh. La costa orientale di Koh Phi Phi Don è magnifica e incontaminata ed è ben riparata dai monsoni estivi, con mare calmo in ogni stagione dell’anno. Veleggiamo rapiti dai panorami mozzafiato che scorrono sotto i nostri occhi, tra spiagge immacolate e mare di smeraldo. Le poche costruzioni si integrano perfettamente nel paesaggio. Situata in posizione isolata nell’estremità settentrionale dell’isola, Laem Thong è lunga, bianchissima, ideale per chi cerca il relax. Proprio come Loh Bakao, da alcuni considerata la più bella di Koh Phi Phi, una piscina naturale molto tranquilla, raggiungibile solo in barca. Bisogna però ancorare piuttosto al largo, perché con la bassa marea la baia si “asciuga” lasciando centinaia di metri di corallo e sabbia esposti all’aria. Se proprio si ha bisogno di ormeggiare nella caotica baia di Ton Sai, sicura in tutte le stagioni, ricordate che – per evitare il gran traffico di barche e traghetti – l’ancoraggio è sul lato ovest. Il Ton Sai Village è anche la località per chi vuole immergersi nella movida isolana, e partecipare ai famosi beach party, perché qui si trova la maggior parte di alberghi, resort, guesthouse, bar, ristoranti, negozi e centri di diving. Protetta come parco marino nazionale, Koh Phi Phi Leh è la più piccola dell’arcipelago ed è una popolarissima meta delle escursioni giornaliere da Koh Phi Phi Don. L’isola ha una conformazione molto rocciosa, bucherellata da grotte, tra cui la Viking Cave, ornata da pitture antropomorfe preistoriche. Phi Phi Leh custodisce un lago salato segreto, Lagoon Bay, creato dal mare che penetra attraverso una stretta fenditura fra due falesie, dove i toni smeraldini dell’acqua creano una magica suggestione esotica. Universalmente famosa è invece Maya Bay, il set del film hollywoodiano The Beach. Dopo aver visto Leonardo di Caprio recitare in questa location spettacolare, la spiaggia a mezzaluna è stata letteralmente assalita da migliaia di turisti ogni anno. Questo ha costretto nel 2018 il governo thailandese a vietare lo sbarco ai turisti per ben quattro anni. Oggi il sito ha riaperto, però il numero di visitatori giornalieri è controllato per proteggere l’ambiente locale e l’ecosistema sottomarino. Non si può ancorare e neppure nuotare, in modo da consentire il continuo ringiovanimento ambientale. Alcuni fortunati yacht possono utilizzare uno dei pochissimi ormeggi del parco nazionale per pernottare a Maya Bay, se programmano il loro arrivo serale in modo che coincida con la partenza delle barche che operano le gite giornaliere. La location è strepitosa, soprattutto quando è deserta. Circondata da alte scogliere calcaree ricoperte di vegetazione tropicale, Maya Bay è lambita da acque di un turchese chiaro e cristallino dove nuotano piccoli squali. La sabbia è bianca come neve.
Mollate le ancore e issate le vele, ci lasciamo alle spalle le Phi Phi islands, facendo rotta verso Koh Lanta, in realtà formata da due isole: Koh Lanta Noi e Koh Lanta Yai. La Piccola e la Grande Isola di Lanta sono abitate da popolazioni miste di thai musulmani, malesi e Chàao Nam dediti alla pesca e alla raccolta del caucciù, degli anacardi e delle banane. Semplici villaggi di pescatori si alternano a piccoli wat (templi buddhisti) nascosti nel verde intenso della vegetazione. Qua e là spuntano bancarelle che vendono pollo fritto all’ombra di esili minareti. Molto interessante la visita al villaggio di Sang-ga-u nell’angolo a sud est dell’isola, per osservare come vivono gli “zingari del mare”, o “Chao Leh”, marinai di origine indo-malese che hanno un legame fortissimo con l’oceano, vivono in simbiosi con la natura e basano l’esistenza sull’uso delle risorse marine e costiere. Sono esperti pescatori ed ottimi subacquei e le barche sono la parte più essenziale della loro cultura materiale: ogni famiglia ne possiede almeno una. Lanta Yai è poco più di una grande striscia di sabbia orlata da un piccolo reef, con piccole colline ricoperte di vegetazione al suo interno. La sua orografia prevalentemente pianeggiante contrasta con le aspre formazioni carsiche della costa di Krabi e delle isole vicine. È possibile ancorare ovunque lungo la costa occidentale in meno di 10 metri e le migliori spiagge si trovano proprio lungo questo versante. Tutte regalano tramonti emozionanti. Bella Pimalai, lunghissima e sabbiosa, perfetta per un pic-nic. Khlong Nin, non lontano dal Parco Nazionale Marino, si estende per tre chilometri ed è orlata di alberi tropicali e accarezzata da un’acqua smeraldina. Puntiamo la prua a sud per raggiungere Koh Ngai, chiamata anche Koh Hai, un isolotto minuscolo, di soli cinque chilometri quadrati, ma incredibilmente bello: tante palme, una piccola giungla all’interno, una spiaggia chilometrica con sabbia come zucchero a velo, acqua cristallina e soprattutto quiete e la tranquillità. Non ci sono strade, nessun rumore, nessuna vita notturna, solo qualche boutique resort e pochi beach bar. Lo snorkeling a Koh Ngai è davvero sorprendente perché l’isola ha una bella barriera corallina dove scoprire tanti pesci tropicali e coloratissimi coralli. Per trascorrere la notte ci allunghiamo a Koh Muk, diamo alla fonda davanti a Sabai beach tra le due scogliere torreggianti in modo che l’indomani, all’alba, possiamo visitare la Tham Morakot (Grotta di Smeraldo) prima che arrivino le orde di turisti coi barchini dei pescatori. La costa nord e sud di Koh Muk è piena di fessure e grotte, ed è bellissimo esplorarle in gommone. La spiaggia di Sabai conduce ad una piccola insenatura d’acqua dolce e c’è un sentiero accidentato che si arrampica su per la collina fino al villaggio principale dell’isola. Poche centinaia di metri a sud dell’ancoraggio si trova l’ingresso di Tham Morakot. Arriviamo alla Grotta dello Smeraldo nuotando attraverso una stretta fessura nella roccia, ai piedi di una ripida scogliera. Dentro ci appare una laguna sul fondo di un’enorme dolina con una pittoresca spiaggia sabbiosa. Una scena da film! L’accesso alla grotta è possibile solo con la bassa marea e con mare calmo a causa del pericolo di urtare le rocce e il tetto della cavità. L’acqua è poco profonda, un blend di turchese e smeraldo. Davvero fiabesca. Prima che i turisti la scoprissero, la laguna era visitata principalmente dai raccoglitori di nidi, usati per preparare la zuppa di nidi di uccelli, una pietanza molto richiesta dai cinesi, che la considerano un “super food” ricco di proprietà curative, grazie al contenuto di proteine e vitamine. In passato la Grotta di Smeraldo fu addirittura nascondiglio dei pirati, che la usarono come deposito per il loro bottino. Koh Muk ha le classiche spiagge da cartolina. Per ammirare il tramonto più spettacolare raggiungiamo Haad Farang, meglio conosciuta come Charlie’s Beach, spalleggiata da una fitta giungla e da drammatiche scogliere calcaree su entrambi i lati.
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Meno di quattro ore di navigazione verso sudest ed ecco che avvistiamo le Lao Liang, isole gemelle che svettano maestosamente sul Mare delle Andamane con le loro scogliere calcaree bucherellate da grotte. Koh Liang Nua (grande fratello) e Koh Liang Tai (piccolo fratello). Si trovano a circa dieci miglia dalla costa ovest della Thailandia meridionale nel Parco Marino di Mu Koh Petra e assomigliano alle isole della baia di Phang Nga. Gli unici ancoraggi possibili si trovano su macchie sabbiose sui lati sud-est, nord-est e ovest di Koh Liang Tai. Ci sono alcuni piccoli resort per appassionati di arrampicata su roccia e ristorantini di cucina tailandese. C’è anche un villaggio di Sea Gypsy dove è possibile acquistare frutti di mare e noci di cocco. I piccoli isolotti di Koh Bulao Bot e Hin Bae Wa sono accessibili in sicurezza da ovest e forniscono un ottimo ancoraggio per lo snorkeling e la pesca, ma solo in condizioni calme. Se avete tempo, vale la pena allungarsi ancora più a sud fino a Koh Petra, un’isola aspra e rocciosa che assomiglia a una fortezza. Si trova al centro di un parco naturale e le uniche abitazioni sono le baracche utilizzate dalla gente del posto che si arrampica sui dirupi per raccogliere i pregiatissimi nidi di rondini. Evitate assolutamente di entrare nei siti di raccolta, perché sono difesi da guardie armate. Lasciatevi invece rapire dagli scenari naturali di spiagge bianche spalleggiate da imponenti massicci carsici e sporgenze rocciose simili a gigantesche dita, dove i pescatori cercano riparo durante le violente tempeste.